mercoledì 3 giugno 2020

Martin Heidegger

Martin Heidegger è stato un filosofo tedesco, considerato il maggior esponente dell'esistenzialismo ontologico e fenomenologico. Martin Heidegger nacque a Messkirch nel 1889 da una famiglia cattolica e si iscrisse nel 1909 all’università di Friburgo alla facoltà di teologia, abbandonata due anni dopo per la facoltà di filosofia, dove si laureò nel 1913. In seguito ottenne, sempre presso la medesima università, la libera docenza fino al 1923. In questa università dapprima fu assistente di E. Husserl e, in seguito, ne prese il posto fino a divenirne rettore nel 1933. Per via della sua iniziale adesione al nazismo Heidegger si dimise in quanto il governo hitleriano gli impose di rimuovere due colleghi contrari al regime. Negli anni di Friburgo pubblicò il suo capolavoro, Sein und Zeit(Essere e Tempo) nel 1927.  
L’adesione al nazismo e gli anni dell’isolamentoMartin Heidegger aderì inizialmente al nazismo ma, come accennato in precedenza, se ne distaccò ben presto per via di alcune divergenze non del tutto chiarite. La pretesa del filosofo di far passare il proprio progetto di riforma universitaria e di fare da guida culturale al Nazionalsocialismo trovò delle resistenze e delle opposizioni da parte dei gerarchi. In seguito al suo allontanamento dalle posizioni naziste Heidegger si ritirò nella sua residenza nella Foresta Nera, dove si dedicò quasi interamente alla ricerca e alla didattica. Nei sui Contributi alla filosofia (1935) fece una severa critica al nazionalsocialismo che trovò piena realizzazione in una serie di lezioni tenute tra il 1936 e il 1940 su Nietzsche: qui non esitò a criticare le interpretazioni nazionalsocialiste del filosofo. Nonostante l’allontanamento dal Nazismo, alla fine del secondo conflitto mondiale fu chiamato a pagare per il suo intermezzo politico.  Fu costretto a subire una serie di umiliazioni e allontanato definitivamente dall’insegnamento dal Governo Militare Francese. Questo fatto gli provocò una serie di problemi e lo mandò in una crisi profonda, da cui si risollevò a seguito del ricovero nel sanatorio di Badenweiler, fino alla pubblicazione della Lettera sull’umanismo (1946). Furono proprio gli anni dell’isolamento che provocarono un radicale ripensamento della sua filosofiaspingendolo a meditare su tematiche come l’essenza della tecnica (Ge-Stell), sul pensiero dell’essere in quanto “evento” e sui rapporti tra pensiero, poesia e linguaggio. Dopo la sua morte, il 26 maggio 1976, la discussione attorno alla vita e al pensiero di Heidegger improvvisamente si rianimò e già l’anno precedente iniziò la pubblicazione delle sue opere complete (prevista in circa cento volumi) per rendere pubblico, al di là delle appartenenze politiche e dei coinvolgimenti personali, un immenso lavoro di confronto teorico-speculativo, di scavo teoretico e di riflessione sui grandi problemi della tradizione filosofica.  

 Essere e Tempo

2.1

Le domande di partenzaNella sua opera fondamentale, Martin Heidegger si pone come fine quello di elaborare il problema del senso dell’essere che, da Platone e Aristotele, costituisce il nucleo centrale dell’indagine filosofica.  
Originalità e importanza dell’operaL’originalità del pensiero heideggeriano è espressa nell’approccio del filosofo verso la questione dell’essere: non si tratta, infatti, di adottare e sviluppare un approccio astratto a tale dottrina ma si deve mostrarne il senso in quell’ente che pone la questione stessa (cioè: che cos’è l’essere?), vale a dire l’uomo. Il merito che va riconosciuto ad Heidegger è quello di aver posto l’essere dell’uomo iscritto nella propria temporalità e nella finitudine dell’esistenza stessa che opera nella realtà. Il filo conduttore di tale ricerca diventa così l’uomo nel suo essere nel mondo che il filosofo individua nell’esser-ci (Da-sein). Partendo da tale presupposto riconosce all’uomo il proprio modo d’essere, cioè quello di ente privilegiato, poiché ha la possibilità di porsi la questione dell’essere. L’interrogarsi sull’essere è il modo d’essere proprio dell’esistenza (che Heidegger definisce un avere-da-essere, Zu-sein) che si rapporta all’essere nella quotidianità. 
L'essere come apertura al mondoTale esser-ci, dunque, si trova nel mondo come possibilità di determinare se stesso e si attua nella progettazione effettiva; esso ha un carattere eminentemente pratico proiettato nel futuro. Esso ha costitutivamente un carattere di apertura, come un originario esporsi al mondo, al mondo-ambiente, al mondo degli altri, al mondo di sé. L’esser-ci è un essere nel mondo
Copertina di "Essere e Tempo" di Martin Heidegger
Gli esistenziali e l’autenticitàDa tale posizione di osservazione neutrale possiamo ricavare gli esistenziali (determinazioni essenziali dell’esistenza). I due esistenziali fondamentali sono il sentirsi situato e il comprendere, riassumibili nel concetto di cura. Il carattere proprio dell’esistere è però l’essere-per-la-morte (estrema possibilità dell’esser-ci): pensando alla propria mortalità, cioè al carattere del finito, l’esser-ci diventa autentico e conforme al proprio poter-essere. Questo poter-essere si esplica in due modi fondamentali: nell’autenticità, quando l’essere ritorna al proprio passato arricchito da questa possibilità, oppure nell’inautenticità quando l’esser-ci si perde nell’impersonalità del “Si” e resta perduto presso le cose in cui di volta in volta è affaccendato. Il senso dell’esser-ci è dunque quello dellatemporalità: significa progettare, tornare indietro alle possibilità ricevute in eredità e istituirne di nuove per il futuro.

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