lunedì 20 aprile 2020

Husserl e la fenomenologia


Edmund Gustav Albrecht Husserl in tedesco 8 aprile 1859- 26 aprile 1938) è stato un filosofo e matematico austriaco naturalizzato tedesco, fondatore della fenomenologia e membro della Scuola di Brentano.
La corrente filosofica della fenomenologia ha influenzato gran parte della cultura del Novecento europeo e non solo. Ebbe un profondo influsso sull'esistenzialismo e Martin Heidegger, ma indirettamente il suo pensiero ha influito anche sulle scienze cognitive e sulla filosofia della mente odierne, Husserl è infatti da considerarsi il "padre delle ricerche contemporanee nella psicologia cognitiva e intelligenza artificiale".
Fenomenologia: metodo e stile di pensiero--> mette in discussione la scienza, la quale esclude la dimensione soggettiva della conoscenza, non nelle sue applicazioni, ma la sua idea stessa in senso naturalistico e oggettivo.

Scienza: ha contribuito alla crisi di senso e dei valori che pervade la società contemporanea.

--> Suo fondatore: Husserl--> vuole comprendere il processo conoscitivo nella sua intera complessità, il suo modo di presentarsi e la sua origine, partendo dalla relazione con il soggetto.

Secondo il filosofo, la scienza, pur essendo elaborata dagli uomini e dunque avendo un legame originario con l'ambito dei bisogni, delle emozioni e degli scopi delle persone, ha finito con il trascurare proprio questi aspetti, operandouna riduzione della realtà ai soli parametri fisico-matematici--> scienza dei "fatti", che prescinde da qualunque riferimento al soggetto ed esclude i problemi del senso dell'esistenza, finendo per estraniarsi dagli uomini.

Nella conoscenza scientifica l'uomo è considerato una mera "cosa", che si deve cogliere oggettivamente e su cui compiere esperimenti, anche nelle scienze dello spirito(psicologia, antropologia, storia..).

Husserl ritiene che all'origine di questo processo ci siano l'opera e il pensiero matematico e fisico di Galileo Galilei che ha dato un'interpretazione generale della natura in chiave matematica, considerando secondarie tutte le qualità soggettive--> che ha causato la sovrapposizione di un mondo di idealità astratte alla realtà concreta dell'esperienza vissuta, che appare svuotata.

Si rende quindi necessaria una filosofia che riscopra il senso perduto delle cose in rapporto alla soggettività.

Centrale è il concetto di intenzionalità, che contraddistingue per Husserl ogni atto ed operazione della coscienza: pensare qualcosa è sempre un “tendere verso”, un moto orientato verso un oggetto che rimane irriducibile alla coscienza ma a cui il moto stesso imprime una direzione intenzionale specifica, sicché nella nostra percezione il ricordo differisce dal desiderio, ed orienta in modo diverso la relazione tra intenzione della coscienza e “oggetto”. A questo punto, cruciale per la pretesa di scientificità del pensiero husserliano è l’analisi dei nostri vissuti, che l’autore delle Idee per una fenomenologia pura sottrae esplicitamente al soggettivismo, così da pensarli studiabili obiettivamente; è qui che vengono formulati due concetti-chiave come quelli di epoché e di “riduzione”. Il primo vocabolo, che Husserl recupera dalla tradizione scettica e che significa “sospensione del giudizio”, indica la “messa tra parentesi” del mondo quotidiana che ci circonda per sospenderne la validità, e cioè la supposta indipendenza oggettiva, e per focalizzarne invece l’essenza di fenomeno, ovvero di manifestazione che colpisce la nostra coscienza. Solo per tal via, la fenomenologia trascendentale husserliana (e cioè, un atto di ragionamento che escluda qualsivoglia percezione empirica) può individuare i dati “a priori” che compongono tale esperienza. La “riduzione” si suddivide poi in tre passaggi fondamentali: quella fenomenica, per cui tutte le nostre esperienze reali derivano da un “a priori” trascendentale del processo conoscitivo, quella eidetica, che indaga le forme dell’intenzionalità, e quella trascendentale, che apre una nuova fase dal ragionamento di Husserl sui rapporti io-mondo.

Husserl, in un vasto movimento teoretico che abbraccia l’eredità kantiana con quella dell’idealismo tedesco e dello storicismo, pone l’io-puro (o “polo-io”) come centro di tutte le “esperienze vissute”, la cui identità stabile si sviluppa specificamente nella dimensione della temporalità e del ricordo. Così, noi risultiamo una stratificazione complessa ma unitaria di elementi e livelli (quello corporeo, quello volitivo-emozionale, quello psichico ecc. ecc.), e il nostro “io trascendentale”, coscienza pura ed insieme delle funzioni che regolano l’esperienza, è connesso, negli ultimi scritti husserliani, al mondo della vita (il Lebenswelt), caratterizzato dalla dimensione dell’intersoggettivitàe dal rapporto io-altri. Da qui prende spunto la critica contenuta nella Crisi delle scienze europee all’“obiettivismo moderno”, che screditerebbe il mondo della vita previlegiando la scientificità logico-matematica; e da qui prende le mosse un allievo ed assistente di Husserl a FriburgoMartin Heidegger.

2 commenti:

  1. Heidegger, Umanismo, Sartre, rapporto Scienze umane e Filosofia...

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  2. Heidegger, Umanismo, Sartre, rapporto Scienze umane e Filosofia...

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